Giovedì scorso ho accennato al valore e all’esperienza della preghiera per la vita cristiana. Ne avete fatto esperienza in questa settimana? Se mi rispondete di no, vi dico di agire quanto prima e di chiedervi “perché?”. Di fatto chi dice che non riesce a pregare dovrebbe capire prima di tutto da che cosa si fa condizionare. Tempo? Luogo? Sfiducia? Potrei elencare tantissime motivazioni che si possono trovare per non cominciare mai a fare sul serio. Ma è davvero in queste cause il problema?

Nel mio libro scrivo della preghiera come di quel momento in cui il cuore che colloquia con Dio si riscalda. Ed è proprio questo clima interiore, questo tepore dell’anima, che ci introduce in un ulteriore passo del nostro cammino insieme: la “contemplatio”. Non è difficile capire questa parola latina, vero? È sì il quarto passo, ma è “un passaggio delicatissimo: all’attività umana – certamente guidata dalla grazia nella preghiera – si sostituisce gradualmente l’azione di Dio” [p.20].

Questo è il momento della verità della nostra dimensione spirituale, perché non servono più le parole che abbiamo letto e meditato, quelle che abbiamo pronunciato come preghiera e quelle che abbiamo pensato nella nostra mente, ma regna il mistero dell’Amore di Dio che ci ha raggiunto con la Sua Parola ed ora la rivolge solo a noi.

Questa Parola ora è rivolta solo A me, ed è PER me, e non posso far altro che accoglierla. Care sorelle e fratelli, solo attraverso questa accoglienza apparentemente passiva si può fare esperienza di Dio! La conoscenza di Dio, frutto della contemplatio, è vera intimità con il Suo Mistero.